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190 Milioni alle comunità rurali

03 gennaio 2015 – Gesuino Muledda

 

Avere speso negli ultimi mesi 190 milioni di fondi comunitari, disponibili sul bilancio del 2013 è stata un’impresa. Un’impresa perché bisognava mettere insieme tante volontà e tanta pratica concretezza distribuita nei vari uffici presenti nel territorio della Sardegna.

 

E bisognava orientare con lucidità l’operatività della Macchina Amministrativa della Regione, attraverso le sue Agenzie, verso l'obiettivo prioritario della concretezza della spesa. Innanzi tutto per dare il dovuto ai contadini e ai pastori e alle comunità rurali che avevano diritti; e avevano fatto progetti e vantavano, quindi, legittime aspettative.

 

In secondo luogo perché, in questi casi, bisogna trovare le giuste motivazioni per resistere alle campagne continue di chi vuole fare di ogni erba un fascio. In Regione ci sono, anche, grandi lavoratori, capaci, sensibili, votati a svolgere il loro dovere. Che si sentono al servizio del popolo sardo, loro datore di lavoro. E non si può consentire che la parte devota al dio “mandrone” faccia prevalere giudizi tanto negativi da coinvolgere la stessa istituzione regionale.

 

Un grande risultato che va ascritto a chi governa l'Assessorato, ai dirigenti generali e alla catena tutta di quanti hanno lavorato con dedizione e impegno.

 

In terzo luogo perché aver messo in circolazione 190 milioni, cifra imponente, diffusa nei territori ha consentito e consentirà alle comunità rurali di avere una iniezione di liquidità che darà una mano sostanziale a mantenere vive le speranze di vita e di futuro in un momento mai così drammatico della nostra vita economica e sociale. Ad avere buona stampa, come qualche altro Assessorato, ci sarebbe da scrivere intere paginate di lodi. Ma così va il mondo.

 

Ci sono poi quelli che, fidando sulla lentezza della macchina regionale e delle Agenzie, da mesi borbottavano l’aspettativa di un disimpegno di cifre importanti per poter dire che a ricoprire quel posto sarebbero stati meglio attrezzati ben altri personaggi, maschi ,naturalmente, perché dotati di ghiandole pendenti. Non importa se capaci e consapevoli della difficoltà della situazione. Non importa se davvero rappresentativi del mondo attuale delle campagne. E anche perché molti sono convinti che se a dirigere l'Assessorato della Agricoltura non c'è una persona amica, che magari difende prima di tutto i produttori della campagna, le cose vanno a rotoli. Le loro cose naturalmente.

 

Bisogna davvero avere, ogni tanto, un moto di orgoglio. E fare finta, anche, di non sentire il coretto di coloro che su ogni intervento a favore degli agricoltori, dei pastori e delle aree rurali intonano gli entusiasmi delle analisi per gli sprechi, per la spesa a pioggia, che richiedono conti e risultati scritti in colonna, che pretenderebbero che i lavoratori, tutti, della terra, oltre che custodire intatto e incontaminato l'ambiente, loro e queste comunità fossero gravate dell'altro obbligo da servi della gleba: fornire prodotti di alta qualità a basso costo. Sono quelli che si sono convinti che la vita degli agricoli sia rappresentabile da quegli acquerelli del passato nei quali gli abitanti della campagna stanno stesi all'ombra di vaste fronde, accanto a fresche acque a zuffolare per accompagnare il cantico francescano degli uccelli.

 

Il lavoro della terra è dura vita. E non bastano le intelligenze nuove che, per fortuna, stanno entrando con entusiasmo e capacità mai viste prima a ridurne gli effetti. Vita dura di fatica. Vita dura per sempre incerto e scarso reddito. Vita dura perché quest’organizzazione sociale ha reso il mondo rurale tributario di troppe cose alla città.

 

Sono orgoglioso di questo risultato di grande Amministrazione della Regione. Sono contento dei risultati ottenuti dall'Assessore all’Agricoltura. Sono molto contento che possa arrivare alle nostre comunità rurali un forte segnale di speranza e di rinnovato impegno della comunità regionale.

 

La buona politica è possibile. La buona politica si fa.

 

 

 

 

 

 

Fratello sole Sorella acqua

15 gennaio 2015 – Gesuino Muledda

 

 

Sono fratello e sorella, francescanamente parlando. Ma quando non vanno d'accordo tra di loro e litigano sull'uso del tempo e ciascuno ne vuole troppo per sé le conseguenze diventano gravi, talvolta drammatiche per questa nostra umana fratellanza collettiva.

 

Troppa pioggia, alluvioni, sconvolgimenti del territorio, difficoltà di accumulo nelle dighe. Ma sole troppo a lungo imperante vuol dire siccità, per i campi, per le città, sofferenza per animali e uomini, nuovi passi verso la riduzione delle biodiversità. E quando sono alleati i due fratelli, troppa acqua concentrata e troppo sole per lungo tempo iniziano tempi di sofferenza. Per tutti. Perfino per nostra Madre Terra.

 

Le piante in fiore fuori stagione; erba già dura prima della primavera; colture in affanno di vegetazione e a rischio di non maturare gli aspettati frutti e semi; buona vita per tutti gli agenti patogeni. In città se non si raziona la distribuzione dell'acqua, ben venga la prevalenza del sole.

 

Ma in alcuni territori della Sardegna si inizia a razionare l'acqua. Si inizia nel Nord Sardegna: già a Sassari per oltre la metà della città non c'è acqua nei rubinetti per gran parte della notte. Naturalmente anche altre città e paesi vanno in questa direzione.

 

In alcuni comprensori irrigui non si da acqua per irrigare i campi. E siamo ancora a gennaio.

 

Qualcosa bisognerà fare, nel limite del possibile.

 

Se ancora in efficienza credo che debbano essere attivati i sistemi di pompaggio o di trasferimento per caduta di acqua dagli invasi che dispongano di buone riserve strategiche. Lo dico adesso perché mi sembra che, per tradizione si tenda ad aspettare che i due fratelli francescani si mettano d'accordo e si dividano equamente il tempo e, magari, sia consentito a sorella acqua di recuperare tempo di bella pioggia.

 

Ma, nel frattempo, l'anticiclone delle Azzorre, prematuro e già forte sta impedendo che piova sui campi, che piova sui laghi. E noi continuiamo, scriteriatamente, a consumare l'acqua come se questa fosse illimitatamente disponibile. E, per non farci mancare nulla, scontiamo ritardi nella costruzione degli invasi; paghiamo i mancati completamenti delle dighe; ci costano le mancate manutenzioni del sistema di accumulo e di distribuzione di questo vitale bene comune. Che tale deve restare, bene pubblico, bene comune.

 

Ora si da il caso che in Regione si stia discutendo il bilancio annuale e pluriennale. Da un primo sguardo veloce non mi pare di aver visto un particolare e forte orientamento di risorse verso questo settore così vitale a parole, soprattutto quando arriveranno ben più grosse emergenze. Ma credo che un ragionamento strategico e innovativo sulla questione acqua debba essere assolutamente fatto e, per la parte possibile, portato in condivisione e a compimento. Sperando che non valgano ancora paratie di divisioni tra soggetti che intervengono sulla raccolta, la gestione e la distribuzione del sistema idrico integrato. Cosa che dura da tanto tempo, che lascia dure incrostazioni, e perdite di inimmaginabile dimensione.

 

Quando avevo maggiori energie, cioè tanto tempo fa, pensavo che in Sardegna fosse necessario un grande centro di ricerca internazionale che affrontasse insieme le problematiche della raccolta, quelle della qualità dell'acqua, quella del risparmio della stessa, e quella delle colture da asciutta. Ritenendo che la tendenza verso il prevalere di lunghi periodi di siccità sarebbe stato inevitabile. Collegando questi studi a quelli sul clima e l'ambiente Mediterraneo e Nord Africano, in una comune prospettiva di sviluppo. Coinvolgendo le grandi Agenzie internazionali, a partire dalla FAO, agenzia ONU per la alimentazione.

 

Non se ne è fatto nulla. Salvo sentire grandi soloni, ma, anche "grossi" politici, pontificare ogni qualvolta, prevalendo sorella acqua siamo travolti dai fanghi delle alluvioni. O, prevalendo fratello sole, siamo stretti nella dannata morsa della siccità. E, allora, oltre le improvvisate concioni, e le lamentazioni verso responsabilità sempre al di fuori di noi, si aprono vertenze con lo Stato e con l'Unione Europea mai conclusive; e si torna alla ordinaria amministrazione, un poco neghittosa, un poco arruffona, quasi sempre furba; sicuramente, visti i risultati, in larga misura inefficace.

 

Non sono tempi di ordinaria gestione. E comunque questo nostro Popolo non vuole e non accetta le nostre ordinarie gestioni.

 

Per la parte che mi tocca mi assumo la mia quota di responsabilità. Solo di quelle.

 

 

 

 

 

 

 

 

Per il futuro

23 gennaio 2015 – Gesuino Muledda

 

 

La lunga età mi soccorre nel ricordare come nei momenti di grave crisi in Sardegna si siano tentate, con le migliori intenzioni, formule politiche di organizzazione delle rappresentanze che, alla fine del percorso però, hanno lasciato le formule del buon tempo passato. E, a dire la verità, senza lasciare grandi rimpianti.

 

Io credo che alla Sardegna servano organizzazioni politiche, partiti e schieramenti, riconducibili alla sostanza delle idee che ognuno vuole rappresentare e per le quali intende muovere impegno di vita e di lotta politica. Serve che chi fa politica sia, nel suo dichiarato servizio della società, immediatamente riconoscibile per valori, ideali, progetti e che nell’articolazione delle rappresentanze istituzionali i rappresentanti del popolo facilmente siano individuabili per essere espressione, appunto, di un progetto di società, dei programmi che abbiano la dignità di strategie e non solo di tattiche elettorali o di gestione del contingente.

 

Perché agli elettori e alla società in genere bisogna dare parametri certi di valutazione perché possa dare consenso ma, anche, i parametri di giudizio dell’operato per le coerenze con i valori, gli ideali, i progetti che si sono proposti nel confronto democratico. E che di ciascuno determinano la evidente, piena soggettività.

 

Come dice Luciano Uras, questa legislatura vive la prima esperienza di una maggioranza di centro-sinistra e sovranista. Entro la quale convivono eccessiva frammentazione di sigle e una qualche confusione nelle strategie, derivante più da assenza di vero e costante confronto tra le sigle che per assenza di comuni obiettivi di governo.

 

La presenza per la prima volta nel Consiglio Regionale di forze che sono di Sardegna, aperte al mondo, perfino internazionalisti, accanto a partiti che fanno parte di organizzazioni politiche italiane ed europee, pone la questione di definire, per ciascuno e per gli affini tra loro, la necessaria strategia, le linee di convergenza, la capacità di porsi come luoghi di una politica attrattiva e inclusiva. Per la contingenza che vede questa alleanza governare la Regione Autonoma, finora, non ci sono stati gravi problemi; anche perché tempo relativamente breve è trascorso. Ma se vogliamo parlare di strategie, cioè del modello di società che ciascuno vuole realizzare, torna evidente che le storie delle militanze, le radici delle storie personali, la comunanza di esperienze di lotta politica e di vita diventano determinanti nella scelta del legame di future organizzazioni politiche e partitiche. E tra partiti lealmente alleati, nella diversità delle strategie, accomunati da condiviso programma, si determineranno confronti franchi nella concorrenza dei diversi modelli di vita e di governo che ognuno vuole, legittimamente e doverosamente, affermare.

 

Difficile prevedere all’oggi, un orizzonte indipendentista per il partito di maggioranza relativa. Molto più facile accettare la sfida che ciclicamente viene avanzata di una sardizzazione di quel partito. Perché ho da ritenere che chi lo propone ne abbia piena convinzione. E, se i tempi della maturazione, non saranno eccessivi, sarà sicuramente uno dei luoghi del confronto in quello che altre volte abbiamo indicato come percorso costituente della politica e delle rappresentanza sociali della Sardegna. Nel frattempo, nella normalità dei rapporti politici, e nella chiarezza dei riferimenti culturali, sociali e istituzionali, oggi, comunque, resta a portata di mano la organizzazione di un rapporto federativo tra i partiti della sinistra e quelli della sovranità che per cultura ,progetti, programmi si rifanno a sardismo, socialismo e azionismo. E su questo progetto va innestato ,eventualmente , un rapporto con altri di storia autonomista e sovranista che accettassero, senza visioni trasformiste, senza mitizzazioni leaderistiche, con cultura di governo e aspirazioni riformistiche, le coordinate di futuro che sopra ho voluto richiamare.

 

I tempi sono maturi. Un partito della sinistra sovranista e indipendentista può nascere. Anche questo nuovo tratto di strada sarà tracciato dai nostri passi. Solo che lo vogliamo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Modifica alla manovra finanziaria-bilancio 2015

30 gennaio – Rossomori

 

 

Federalismo interno; accelerazione della spesa; lavoro; diritto allo studio. Interventi strutturali su energia, risparmio energetico, assestamento dei debiti delle PMI e spesa dei fondi dell’Unione Europea.

 

L’organizzazione della spesa deve vedere impegnati gli Enti Locali in attività di concorso nella programmazione e nell’attuazione degli interventi che incidono sul territorio. Sia per le OOPP che per la erogazione dei servizi. In questo senso va riorganizzata l’impostazione della spesa.

 

Per fare questa operazione occorre che si operi sulla finanza degli stessi Enti locali in via prioritaria.

 

A tal fine si propone che si utilizzino le risorse derivanti dalla restituzione delle riserve erariali prevalentemente per abbattere il debito dei Comuni. In tal modo possono ripartire da una base risanata per la programmazione futura.

 

In secondo luogo si propone che, a valere sul mutuo da assumere per investimenti, si destini quota importante e, comunque, sostitutiva, delle risorse regionali destinate a opere pubbliche del fondo unico degli EE.LL. In tal modo il fondo unico verrebbe ad essere costituito dai fondi necessari per gli interventi per i servizi alla persona e alla comunità, coperto con fondi regionali e la parte LL.PP coperta da quota parte del mutuo di cui si prevede la autorizzazione.

 

Accanto alla modifica delle coperture del fondo unico sarebbe molto utile prevedere un intervento per realizzare la messa in sicurezza degli edifici pubblici, con interventi finalizzati alla ristrutturazione e al risparmio energetico e alla produzione di energie alternative.

 

Il risultato di questa operazione sarebbe la diponibilità di risorse regionali liberamente programmabili per le quali si propone di destinare la copertura dei fabbisogni per il diritto allo studio, dalle mense scolastiche e l’allungamento del tempo di scolarizzazione fino alle borse di studio e di specializzazione degli studenti universitari. Particolare riguardo in questo contesto va dato al finanziamento dell’insegnamento della lingua sarda, alla tutela del patrimonio ambientale e culturale.

 

Accanto a questa spesa si propone, ove il fondo allocato presso la SFIRS non abbia capienza, un intervento per una operazione di assestamento dei debiti delle piccole e medie imprese da realizzare con garanzia regionale, nelle forme consentite dalla normativa comunitaria. E, comunque, andrebbe verificato lo stato della spesa dei fondi allocati presso la SFIRS ed eventualmente definirne una riorganizzazione al fine di rendere efficace l’intervento in questo senso.

 

A partire da quote dei fondi che si liberano andrebbe studiata la possibilità di creare un fondo per la edilizia abitativa, finalizzato al recupero dell’esistente con destinazione prioritaria se non esclusiva verso forme integrate di risparmio energetico. A tal fine andrebbe valutata la praticabilità di una partecipazione al fondo stesso di Istituti di credito, della Fondazione del Banco di Sardegna, lavorando per l’utilizzo delle provvidenze nazionali sia di carattere fiscale che contributive in essere. Per facilitare l’intervento resta inteso che i piani particolareggiati approvati dai Comuni sarebbero di grande aiuto.

 

Già con questi interventi e con la loro ripetizione nei prossimi bilanci si darebbe luogo alla creazione di una buona e importante quantità di posti di lavoro, utile, specializzato, diffuso nel territorio, coerente con il programma elettorale e di legislatura. 

 

Per quanto riguarda la spesa dei fondi europei, resta evidente che la enunciazione della necessità del coordinamento con la spesa dei fondi statali e quelli del bilancio regionale non produrrà effetti se ai fondi europei non si riconosce la funzione aggiuntiva e quella di investimenti prevalentemente orientati al superamento dei gaps infrastrutturali che, nonostante la erogazione di tali fondi più che trentennali, persistono nel condizionare negativamente lo sviluppo della Sardegna.

 

A tal fine il primo obiettivo da raggiungere dovrebbe essere l’allineamento della Sardegna con il resto dell’Italia e dell’Europa in ordine alla disponibilità di energia a costi paragonabili e forniture certe. Oltre il realizzato collegamento via cavo con la rete elettrica nazionale ed europea va realizzato nel più breve tempo possibile il collegamento alla rete del gas mentano, sempre italiano ed europea. Si supererebbe il costo negativo per 500 milioni annui sul sistema delle imprese e sui consumi civili.

 

In questo senso vanno viste le possibilità di finanziamento straordinario con i fondi europei o con fondi italiani. O, esperite tutte le forme di pressione e di orientamento di spesa diversamente aggiuntive, va studiata la possibilità di destinare parte congrua dei fondi FESR per la costituzione di strumenti consortili capaci di realizzare e gestire il collegamento e la distribuzione del gas.

 

Quanto alla manovra e ai rapporti con il Governo in ordine alla gestione del bilancio ,credo sia utile valutare la possibilità di iscrivere l’avanzo di cassa dell’esercizio 2014 in funzione dello smaltimento dei residui passivi. Oppure finalizzarli per incrementare i fondi di cui si è parlato più sopra.

 

Con questa disponibilità altrimenti sarebbe utile prevedere un intervento per la erogazione del reddito di cittadinanza per categorie di maggiore sofferenza, estensibile progressivamente, fino alla fruibilità dello stesso legato alla possibilità di trovare lavoro e formazione.

 

Nell’immediato sarebbe molto utile prevedere che la azione bosco prevista nel Piano di Sviluppo Rurale fosse integrata da una pratica disponibilità di assistenza tecnica e progettuale per attivare colture boschive, a partire da terre pubbliche. Una tale azione potrebbe dare rilevanti occasioni di lavoro, dell’ordine di migliaia di posti, che si creerebbero i n regime di impresa e che resterebbero attivi in via permanente.

 

Questa proposta è stata tramutata in emendamenti alla legge finanziaria e alla legge di bilancio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'anno del passaggio di Emilio Lussu a Bortigiadas

11 febbraio 2015 – Emiliano Deiana

 

 

Questa è una storia vera.

Una storia di una bellezza sconvolgente. E' una storia che ha a che fare con la Politica, quella che vuole migliorare la vita delle persone. Una storia che, mentre la scrivo e me la racconto così come l'ho sentita, mi commuove fino alle lacrime.

 

E' la storia di un ragazzino, Mario.

 

Mario, nelle campagne di Lu Nibareddu (piccola frazione di Bortigiadas), fa pascolare il bestiame.

 

C'è una strada che immagino polverosa che costeggia quelle proprietà.

 

E' il 1945, la guerra è appena finita. A Bortigiadas la guerra non si saprebbe nemmeno che cosa sia se non fosse per quei figli, fratelli o mariti partiti e mai ritornati, tornati e mutilati, tenuti prigionieri in Russia. O prima ancora sulle montagne del Carso, nella Guerra del 15/18.

 

C'e' una strada polverosa, ricordatevela.

 

E automobili ne passavano davvero poche che si stava settimane intere senza vederle.

 

Carri, magari, a trafficare grano e carbone con l'Anglona.

 

Arriva da Sassari una macchina e alla vista di Mario si ferma. Ne scende un uomo alto, elegante. Di una eleganza e una bellezza d'altri tempi, una specie di Cavaliere.

 

Lo chiama a sè, il ragazzino.

 

Come ti chiami, gli domanda.

 

Mario, risponde quello impaurito.

 

Mario come, gli dice il Cavaliere.

 

Passaghe, risponde Mario.

 

Avevo un attendente che si chiamava Passaghe, durante la guerra. Io sono Emilio Lussu.

 

Era mio zio, risponde pronto il ragazzino.

 

Anche in quelle campagne sperdute di Gallura l'eco di quel nome e di quelle gesta era arrivato: anche a Lu Nibareddu. Estremo confine del mondo allora conosciuto. Solo la guerra li aveva portati altrove, le migrazioni non erano ancora venute, l'onda delle migrazioni a riportarseli via.

 

Meglio la miseria, meglio la fame.

 

E poi quel Cavaliere che nel frattempo, leggendo i libri di storia, è diventato Ministro dell'assistenza postbellica chiede a Mario come si chiamano i posti, quante famiglie li abitino, quanti bambini ci siano e se frequentino la scuola.

 

Non ce n'è di scuola, risponde Mario.

 

Poi se ne parte quell'uomo, il Cavaliere, sulla macchina: lascia una scia di polvere e di vento nella strada che si arrampica verso Tempio.

 

Si lascia Mario, a badare alle bestie.

 

Poi arriva l'anno dopo e il Sindaco del paese incontrando gli abitanti di Nibareddu si complimenta per l'istanza avanzata per ottenere l'apertura della scuola.

 

Noi non abbiamo fatto nessuna domanda, rispondono quelli.

 

Più semplicemente Emilio Lussu era intervenuto e aveva fatto aprire la scuola a Lu Nibareddu, infinitesima frazione del Comune di Bortigiadas.

 

Una scuola con i banchi, il maestro e tutto quanto.

 

Una scuola dove in molti impararono a leggere e a scrivere.

 

Prima era la politica che andava incontro ai problemi, alle esigenze, alle aspirazioni - ancorché segrete - della gente. Ora è il bisogno che si mostra alla politica ed essa si nasconde, gira il capo dall'altra parte. O lo sfrutta, il bisogno.

 

Ora è lo Stato che interviene a chiudere le scuole, prima ero lo Stato che interveniva ad aprirle, a portare l'istruzione dove non c'era, a portare una speranza dove speranza non esisteva.

 

Gli alunni di Nibareddu scrissero una lettera a Lussu e quello, subito rispose.

 

Ora andremo alla ricerca della risposta perduta di Emilio Lussu, il Cavaliere dei Rossomori.

 

La dovevo raccontare questa storia, perchè è la storia della Sardegna.

 

In fondo.

 

Perché le storie sono passaggi nel tempo.

 

E noi, in mezzo al tempo, siamo sempre piccoli.

 

Emilano Deiana - Sindaco di Bortigiadas

 

*Ringrazio Antonio e Valentina per avermi ricordato di aver scritto questa nota, ormai, due anni fa. Sembra scritta oggi, ma è scritta molto tempo fa. Ringrazio Paolo che me l'ha raccontata; per la sua umiltà e saggezza. 

 

Grazie Sindaco, una lettera in questo momento di un’atttualità sconvolgente.

Rossomori

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un bilancio con molti buchi

17 febbraio 2015 - CID – Centro di Iniziativa Democratica

 

 

Il documento distribuito dalla Giunta Regionale per illustrare i dati del bilancio 2015 fa riferimento alla situazione di profonda crisi economica e sociale che attanaglia la nostra Isola, ricorda i numeri drammatici relativi ai disoccupati e ai giovani in cerca di prima occupazione e si dilunga incolonnando cifre e presentando grafici. Noi, dopo averlo letto tutto, ci siamo chiesti se questo programma di lavoro rappresenti una risposta adeguata all’emergenza che stiamo attraversando.

 

Intendiamoci, il documento presentato contiene delle differenze qualitative rispetto alle impostazioni e ai risultati degli anni precedenti, ma a noi pare che ci si proponga di operare ancora all’interno dello schema che si è andato consolidando nel corso di decenni e non sempre in conseguenza di politiche virtuose. Ci sembra di poter dire che ci troviamo dinanzi ad un bilancio ingessato, nel quale le spese obbligatorie ipotecano la stragrande maggioranza delle risorse disponibili; ci sembra di poter dire, insomma, che non si è capito quanto sia grave la situazione oppure che non si sappia da che parte cominciare per venirne a capo.

 

Secondo il documento presentato le spese obbligatorie rappresentano 5.319.000 Euro su un totale di 7.783 milioni di entrate. I fondi da utilizzare per creare sviluppo e occupazione dovrebbero arrivare per circa la metà da risorse UE e per l’altra metà da un mutuo di 600 milioni da accendere per finanziare interventi nelle infrastrutture. Il documento parla di una disponibilità di 1.300 milioni cui andrebbero aggiunti i fondi impegnati ma non spesi nelle annualità precedenti. Vista l’importanza che nella nostra economia assumono i finanziamenti europei e vista l’inefficienza dimostrata nel recente passato ci pare obbligatorio guardare con scetticismo ai propositi dichiarati. I 1.300 milioni prospettati, inoltre, ci sembrano spalmati su un fronte tanto vasto da far diventare dispersivo tutto l’intervento. Appare chiaro che la preoccupazione è stata quella di non dimenticare nessuno ma, per ottenere risultati che incidano, è certamente più proficuo concentrare la spesa su poche scelte coraggiose, in grado di produrre velocemente dei risultati tangibili.

 

Le risorse da destinare agli investimenti andrebbero impiegate con intelligenza e facendo scelte coraggiose anche perché sono drammaticamente poche. Sono anche meno di quelle che dichiara il documento di bilancio perché una quota di risorse incolonnata tra le voci finalizzate a creare sviluppo e occupazione serve a tutt’altro scopo. Ci riferiamo, per essere chiari, alle cifre destinate alla gestione delle partecipate (Igea, Carbosulcis , ecc), a quelle che vanno sotto il titolo di ricerca e sviluppo e a quelle destinate a finanziare gli enti regionali che praticano l’agricoltura di città (LAORE, ARGEA e simili).   I soldi spesi in questa direzione sono destinati, prevalentemente, a pagare il personale di aziende che sono da anni fuori dal circuito produttivo e i dipendenti degli enti pubblici che negli anni passati hanno visto gonfiare i loro organici più per rispondere all’esigenza di far clientela che a quella di supportare l’economia. Raccontare che queste siano spese destinate a sostenere le imprese richiede una buona dose di ipocrisia. Comprendiamo quanto sia difficile liberare gli armadi dagli scheletri accumulatisi in decenni di gestione sconsiderata ma dire la verità è almeno un modo di cominciare.

 

Scorrendo le pagine del documento abbiamo cercato invano le linee di una strategia capace di indicare i settori merceologici che si intendono aggredire e i gruppi sociali che si vogliono chiamare ad esercitare il ruolo di protagonisti. Abbiamo cercato di capire da dove potrebbero arrivare i nuovi posti di lavoro e quali input la Giunta regionale intende proporre al mondo produttivo per stimolare la ripresa. Nel documento abbiamo trovato la proposta del mutuo da dedicare alle infrastrutture e quella di far pagare l’IRAP più bassa d’Italia …. Ma bastano queste misure ad affrontare l’emergenza e a stimolare le imprese e gli imprenditori?

 

Umilmente ci sembra di poter dire che occorre più coraggio; se davvero vogliamo bloccare l’esodo delle forze migliori, che i giovani accettino la sfida di rilanciare l’agricoltura e di valorizzare le risorse esistenti nel territorio deve essere la classe dirigente, per prima a mostrare coraggio.   Se vogliamo che i nostri artigiani dalle mani sapienti e gli imprenditori nel loro insieme resistano alla tentazione di abbassare le serrande deve essere la classe dirigente a dare l’esempio. A mostrare coraggio, appunto.

 

Intanto vorremmo sapere perché nel documento programmatico non si fa nessun riferimento ad alcune attività umane che potrebbero movimentare l’economia senza dover ricorrere ad investimenti proibitivi. Perché l’idea di rilanciare l’edilizia, promuovendo il ripristino e il riuso delle migliaia di case abbandonate, non viene riproposta? Forse perché i palazzinari che guardano con preoccupazione al loro invenduto non sarebbero d’accordo?

 

E perché non si fa nessun accenno all’idea di coltivare gli oltre duecentomila ettari di bosco di proprietà pubblica, creando alcune migliaia di posti di lavoro forestale, lavoro precario ma ugualmente benedetto? Forse per non dare un dispiacere ai cacciatori che su questo bene pubblico vantano un riservato dominio?

 

Vorremmo anche sapere perché non si fa nessun accenno alla opportunità di riprendere l’idea del parco nazionale nella zona più interna dell’Isola e perché ci si è dimenticati, nello stendere il documento, della possibilità che attorno ai principali porti isolani sorgano agglomerati capaci di attirare investimenti italiani e forestieri grazie alla fiscalità di vantaggio. Insomma, dopo tante sciocchezze sulla zona franca, ci si attenderebbe una decisa iniziativa per istituire i porti franchi.

 

Il 7 febbraio, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, parlando al congresso Assiom Forex di Milano, ha proposto la creazione di una Bad Bank, un istituto finalizzato a liberare le banche italiane dai così detti incagli che impediscono agli istituti di credito di rispondere alla domanda delle imprese. Visco ha definito ineludibile la misura proposta e noi riteniamo di trovarci di fronte all’esempio di un servitore dello Stato che affronta la situazione con competenza e coraggio. E ci domandiamo se non sia possibile, per una volta, che la Regione anticipi lo Stato, chiamando le due banche specialiste in incagli che operano sul nostro territorio a studiare una misura che consenta alle imprese sane di riprendere ad operare normalmente. Una misura questa che, se si realizzasse, aiuterebbe molto di più del taglio dell’IRAP.

 

 

 

 

 

 

 

Laboratorio Sardegna: agricoltura e dintorni

15 marzo 2015  - Rossomori

 

 

Ieri un gruppo di dirigenti e militanti Rossomori ha partecipato a un seminario del PD sui temi della Agricoltura.

 

Era presente anche l'Assessore Elisabetta Falchi. Per ammissione di tanti è stato un bell'esempio di confronto. Molta attenzione e, finalmente, un tentativo serio di rimettere al centro i problemi della gente. Nello specifico quelli del mondo rurale e quelli dei produttori dell'agroalimentare. Ci sono stati importanti approfondimenti e, comunque, si è riavviato un confronto che sarà sicuramente tenuto vivo per costruire progetti di risposte per l’agricoltura sarda. Rossomori ha avanzato proposte in tutti i tavoli di lavoro. Si è discusso. Molto è stato seminato. Com’è normale i campi vanno coltivati. Impegnato intervento dell'Assessore dell’Agricoltura. Molto accalorate le conclusioni di Renato Soru. Speriamo che sia l'inizio di un nuovo metodo di confronto tra i partiti della coalizione tutta. Questa è la volontà di Rossomori. E questo continueremo a chiedere. E per quanto ci riguarda a praticare.

 

 

Secondo me vanno registrati i bulloni. In un confronto chiaro e stringente. Riportando a visione unitaria il Governo della Regione. Per realizzare il programma dell’alleanza di sinistra e sovranista.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nos depimos abbaidare indesecus? Parede gai

18 Marzo 2015 - Rossomori

 

Abbiamo letto con molta attenzione del congresso regionale di Centro Democratico. Per la cronaca Rossomori non era invitato.

 

Non siamo stati male per il mancato invito. E non siamo stati in ansia per il dibattito che si è verificato. Dice Centro Democratico che si deve costituire un partito unico tra loro stessi, Partito dei Sardi e Sinistra ecologia e libertà. E, a conferma, si annuncia che a Quartu e, forse, a Nuoro, e forse forse a Sestu alle prossime elezioni comunali faranno lista unica. Meglio precisare subito le posizioni. Rossomori intende lavorare per la costituzione di un partito sardo della sinistra. In questo senso abbiamo interloquito con i compagni di SEL e con i compagni della sinistra e con tutta l'area socialista e indipendentista che sta nella coalizione di centro sinistra e sovranista che ha vinto le elezioni regionali. Dichiarando a voce alta e per documenti che questo soggetto politico potrà e dovrà avere interlocuzioni e rapporti con tutti gli altri soggetti politici presenti nella alleanza, su questioni di programma e di progetto. Chiarendo che le strategie finali sono di sicuro diverse. Diverse per storia dei gruppi dirigenti, per collocazione politica e sociale, per insediamento sociale. Se, però, SEL, senza aver dato seguito a richieste di incontro e a recenti ragionamenti tra gruppi dirigenti, ha deciso di formare liste orientate verso il centro piuttosto che liste orientate verso sinistra bisognerà prenderne atto. Siamo evidentemente entrati nella fase della concorrenza deregolata. Queste cose non giovano alla chiarezza della politica. Non giovano al rafforzamento dell’azione di governo. Richiederanno maggiori sforzi da parte nostra per mantenere vivo il progetto politico di costruzione del partito sardo della sinistra.

 

 

 

 

 

 

 

Per un nuovo modello di sviluppo: contributo sul ddl N. 130/A

20 marzo 2015 – Rossomori

 

 

ROSSOMORI è per un NUOVO modello di sviluppo che, in controtendenza rispetto al modello globale, sia in grado di contrastare lo spopolamento e l’abbandono dei nostri territori e sia capace di dare risposte concrete alle attuali esigenze e contingenze.

 

Un modello di sviluppo basato sul locale e fondato sulla nostra identità, strumento di identificazione della Sardegna nel mondo e che abbia come obiettivi prioritari la riduzione della dipendenza dall’esterno, la ricostruzione del senso comunitario e l’egualitarismo.

 

Un modello di sviluppo sostenibile, basato su un processo di accumulazione di poteri, di risorse, di saperi, di tecnologia, di giustizia sociale e di promozione della democrazia sulla base del quale definire un Progetto sociale ed economico, a lungo termine, per la Sardegna, in grado di gestire in modo opportuno ed efficace anche le emergenze e capace sopratutto di dare alle persone un futuro certo e dignitoso.

 

Il modello di sviluppo delineato dal PPR è basato sulla memoria dell’identità, sulla tutela dei luoghi, sul recupero del patrimonio esistente e su un uso del suolo compatibile con le reali necessità delle comunità.

 

Tutte le scelte programmatiche, legislative e di azione di questa Giunta Regionale, in materia di governo del territorio e non solo, dovrebbero essere guidate e conseguenti a questi principi. 

 

In questa ottica, sarebbe pertanto auspicabile procedere nell’immediato con:

 

- l’annullamento di tutte le modifiche vigenti e previste alla disciplina transitoria del PPR;

 

- l’estensione del PPR all’intero territorio regionale;

 

- la distinzione tra disciplina edilizia e disciplina urbanistica, al fine di operare in un quadro di regole certe e precise;

 

- l’istituzione di un ufficio/agenzia/unità di missione per la pianificazione che elabori le linee guida per l’adeguamento degli strumenti di pianificazione e che sia di supporto alle attività di revisione/aggiornamento/completamento del PPR garantendo il supporto tecnico, operativo e strumentale agli Enti Locali;

 

- l’adeguamento degli strumenti della pianificazione urbanistica dei Comuni al Piano Paesaggistico e al Piano di Assetto Idrogeologico.

 

ROSSOMORI è impegnato a dare il proprio contributo affinché, come coalizione, si lavori alla elaborazione partecipata di una nuova legge urbanistica e si promuova la qualità del patrimonio costruito e dell’abitare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bisogna fare in fretta!

20 marzo 2015 – Rossomori

 

 

Quasi ogni giorno si organizzano manifestazioni di protesta in tutta la Regione.

 

Per il lavoro, per l'acqua, per i diritti, per la scuola. Alcune dirette da sindacati e organizzazioni; altre da comitati. Altre del tutto spontanee. Per esempio contro il sistema fiscale. In altri casi contro le aste che stanno mettendo sul lastrico, letteralmente, famiglie di lavoratori dipendenti e, soprattutto autonomi. Si dice, pare, che tra i fondi regionali allocati presso la SFIRS ci siano cifre sufficienti per realizzare un piano di fideiussioni per le imprese che a causa della crisi sono finite sotto la tagliola di banche, finanziarie e quant'altro. Beni all'asta, imprese distrutte, impoverimento di questa Sardegna. Disperazione. Rossomori nel suo programma per le elezioni regionali si era impegnato a intervenire per la ristrutturazione dei debiti per le piccole e medie imprese di Sardegna. Abbiamo avanzato proposte e non sono state accettate. In agricoltura la Assessora Falchi tratta con SFIRS e ,ancora ,non ne viene a capo. Negli altri settori solo qualche balbettio. Avrà mai qualcuno in Regione la voglia e la determinazione di mettere mano a questa tragedia per salvare il sistema delle imprese e le famiglie di Sardegna? E si vorrà dopo un anno mettere mano alla nomina di un nuovo presidente della SFIRS? E si vorrà aprire un confronto con le BANCHE per trovare soluzione a questa marea di debiti che travolgerà tutta l'economia della Sardegna?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A futura memoria

03 aprile 2015 – Gesuino Muledda

 

Ci sono dei giorni nei quali guardo con più attenzione i segnali che vengono dalla "politica" nella quale pure sono coinvolto.

Ma spesso mi distraggo. Ho qualche buon motivo per distrarmi. Negli ultimi giorni vedo crescere la confusione. Vedo qualche smanioso entrare in cose che non lo possono riguardare neppure lontanamente.Leggo di invasioni di campo da parte di qualche assessore regionale. Leggo di atteggiamenti presuntuosi lontani dallo spirito di servizio sbandierato. Mi dicono di atteggiamenti deleggittimanti trasversali. Gruppi che alzano la voce talvolta per farsi vedere. Talaltra per contrattare chissà cosa. Partiti o movimenti che per le elezioni in importanti centri della regione si alleano con gente del campo avverso. Predicatori quaresimalisti che rischiano che gli si tolga l'aura profetica. Forse la mia condizione di vecchio senza particolari aspirazioni mi ha portato finora a sottovalutare questi segnali, che però in sede opportuna ho pure segnalato, quando me ne è stata data l'opportunità. Ora mi pare che chi di dovere debba proprio dedicare attenzione, tempo e impegno. E registrare macchina e organizzare equipaggio. A futura memoria. In chiarezza e lealtà.

 

 

 

 

 

 

 

Vanno registrati i bulloni!

03 aprile – Rossomori

 

 

Una serie di situazioni politiche e di cronaca indurrebbero il Partito dei Rossomori a muovere polemiche e a partecipare ad altre.

 

Da quando si è costituita la Giunta regionale abbiamo ragionato per il bene comune. Molto spesso inascoltati. Talaltra perfino, in qualche modo, resi ininfluenti. Ora questa situazione non si può più reggere. Non perché, come si dice, abbiamo finito la pazienza, e anche questo basterebbe a entrare a gamba tesa o almeno a fare dei buoni takles duri. Abbiamo perso la pazienza di vedere che qualche campione della politica non rispetta le minime regole della solidarietà di maggioranza e di coalizione. E che da questi atteggiamenti, troppo a lungo tollerati in attesa di resipiscenza, derivano condizioni di difficoltà alla coalizione e tensioni che possono rendere difficile il cammino del buon governo. Non si possono aprire tutti i fronti senza una strategia per vincere la guerra. Per di più ritenendo che agli alleati debba spettare solo il ruolo di supporto a scelte non condivise. Secondo me vanno registrati i bulloni. In un confronto chiaro e stringente. Riportando a visione unitaria il Governo della Regione. Per realizzare il programma del’alleanza di sinistra e sovranista.

 

 

 

 

 

 

 

Passeggiate ludiche ed ossessioni. Proite?

03 aprile - Rossomori

 

 

A leggere l'Assessore dei Lavori pubblici, lui non avrebbe capito che cosa sia venuta a fare la Presidente della Camera dei Deputati in Sardegna.

 

 E "perché ci si senta in dovere di esibirsi davanti all'ospite". Trascuro le "passeggiate ludiche che ricordano le visite dei reali ai nativi". Dire che il Presidente della Giunta e il Presidente del Consiglio Regionale della Sardegna nel dire i loro discorsi, di alto impegno e di forti contenuti, si sono esibiti davanti all'ospite è roba che offende Le istituzioni della Autonomia e della Sovranità della Sardegna. E le persone di Francesco Pigliaru e di Gianfranco Ganau. Questi atteggiamenti sanno tanto di scarso senso delle Istituzioni; di presuntuoso approccio a fatti che dovrebbero vedere un poco di umiltà e impegno importante a supporto dei temi proposti nel Parlamento dei Sardi. Quanto ai nativi, tra questi intendendo anche i Sindaci che hanno ospitato la Presidente Boldrini, andrebbe ricordato che sono la punta avanzata di presidio della democrazia nei nostri tormentati Comuni. E che non hanno lamentato ne atteggiamenti arroganti, ne superficialità dei comportamenti. Questo solo per dire che "sovranismo" non è populismo di bassa lega. Soverania est Indipendentzia.

 

 

 

 

 

 

La lingua blu e Mirabelli. A FORAS!!!

03 aprile 2015 – Rossomori

 

 

Ci disturba molto che il Dottor Romano Marabelli, quello indagato per aver autorizzato la prima vaccinazione contro la LINGUA BLU con vaccino non abbastanza sperimentato faccia parte del consiglio di Amministrazione dello Zooprofilattico della Sardegna.

 

Lo Zooprofilattico è l'istituto deputato al’attività di ricerca e controllo delle malattie animali e alla tutela della salute della zootecnia sarda. Avere ancora in carica come amministratore un uomo che per le indagini aperte ha creato sconcerto e sconforto oltre che il giusto sentimento di rivolta degli allevatori sardi è una sfida al buon senso, al buon gusto. E rende precario il rapporto di fiducia tra gli allevatori e la pubblica amministrazione. E con la politica regionale. Bisogna che qualcuno ricordi lo sdegno pronunciato a suo tempo verso metà luglio. E chiunque per atti o omissioni ne ha favorito la permanenza ne deve rendere conto. Speriamo bene che chi ha responsabilità politica, che sappiamo essere in totale buona fede, sappia prendere sagge determinazioni.

 

 

 

 

 

 

 

ELEZIONI COMUNALI 2015 IN SARDEGNA

06 aprile 2015 – Rossomori

 

 

Le Elezioni Comunali 2015 si terranno in primavera il 31 maggio in 169 comuni della regione Sardegna. Il turno di ballottaggio è fissato per il 14 giugno.

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Si voterà in quattro comuni con popolazione legale superiore alla soglia dei 15.000 abitanti e per i quali viene applicato il sistema elettorale maggioritario a doppio turno.

 

In sintesi, i numeri delle elezioni nella regione sono i seguenti:

 

· comuni al voto: 169 su 377 comuni sardi (44,8%)

 

·comuni >15.000 ab: 4 su 169 (2,4%)

 

·comuni ≤15.000 ab: 165 su 169 (97,6%)

 

·capoluoghi di provincia: 3 (di cui 2 con meno di 15.000 abitanti)

 

Il partito ROSSOMORI è impegnato nella costruzione delle coalizioni e nella formazione delle liste. Ogni dirigente e militante si deve sentire impegnato in questo sforzo collettivo. Le liste devono essere presentate

 

30 giorni prima della date delle elezioni. Le date previste sono venerdi 1 maggio dalle ore 8.00 alle ore 20.00 e sabato 2 maggio dalle ore 8.00 fino alle ore 12.00

 

Lo svolgimento delle operazioni elettorali e per gli adempimenti connessi e conseguenti restano ferme le competenze statali, compresa la convocazione dei comizi elettorali nelle date predette, così come prescritto dall’art. 1 della citata legge regionale 17 gennaio 2005, n. 2.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANAS! ANAS! anche se tu bella sia...vai VIA!

16 arile 2015 – Rossomori

 

 

 

Qualche anno fa, quando era fresco di approvazione il nuovo titolo quinto della Costituzione, fu approvata una legge che prevedeva che ANAS trasferisse gran parte delle strade statali alle Regioni e alle Province.

 

Previo un intervento importante di sistemazione delle strade da trasferire. In tutta Italia questa legge è stata utilizzata per ridurre la presenza dell'Anas e garantire al Governo di prossimità il controllo del proprio territorio. Il criterio principale che si sarebbero trasferite le strade non di grande comunicazione e che ANAS avrebbe mantenuto la gestione e la realizzazione di quelle che collegassero diverse regioni. Sulla base di questi criteri per la Sardegna era previsto che ad ANAS restassero le strade a quattro corsie allora in esercizio e quelle previste dal piano regionale della viabilità. Anas offrì, nella trattativa, una cifra intorno ai cinquanta milioni di euro, per precisione 67. I rappresentanti sardi decisero che la cifra congrua sarebbe dovuta essere ottanta milioni. E lì morì la trattativa. E ci siamo tenuti ANAS. La quale azienda ormai in Sardegna opera solo con fondi, a vario titolo, regionali. Magari ci si limita a fornire i nomi dei progettisti e dei collaudatori. Sarebbe ora che la parte sovranista della Giunta e della Maggioranza si decidesse a riaprire questo confronto con Governo e ANAS. Si pretenda quanto ragionevole e si chiuda questa pagina di subalternità nei confronti di una azienda che da troppo tempo usa i nostri fondi per pagare malaccio le sue opere. E utilizza le spese generali per pagarsi gran parte della struttura burocratica romana. Credo fermamente che indebitarsi per finanziare ANAS sia assai vicino all'alto tradimento.

 

 

 

 

 

 

 

Ancora ANAS!

18 aprile 2015 – Rossomori

 

 

 

A leggere il bell'articolo di Cristina Cossu su L'Unione di ieri sulla questione ANAS, pare che, almeno su questo tema ci siano due teorie sovraniste.

 

La prima trae le mosse da una tesi congressuale della Federazione di Cagliari del PSd’Az di molti anni fa, che Rossomori ha posto a base della sua nascita e della sua strategia. L'altra trae ispirazione da un vetero autonomismo che mal si comprende in chi vuole fondare lo stato di Sardegna. La posizione di Rossomori è semplicissima: qualsiasi rapporto con lo Stato e con l'Europa deve vedere chiari i contenuti della proposta, e di conseguenza la richiesta di avere maggiori poteri, e le risorse necessarie per esercitarli per il nostro autogoverno dello sviluppo. Che c'entra dire in ambienti dell'Assessorato del Lavori Pubblici che: "il problema è uno solo: chi paga?" Un movimento che vuole fondare lo stato dovrebbe avere almeno abbozzato il progetto della propria finanza e di quanto necessario per il proprio autogoverno. Ecco, per stare alla questione della gestione della viabilità in Sardegna, la differenza tra quanto propone Rossomori e quanto viene risposto sulla pur pregevole attività in materia dell'Assessorato dei Lavori Pubblici, in termini di sovranismo, secondo noi è quella che intercorre tra un Capo Cantoniere e un onesto Direttore Generale dell'ANAS. Traggo ispirazione da un recente intervento di Pietrino Soddu a proposito della necessità di elevare il tono e la qualità della politica in Sardegna. Fa, comunque, piacere che molti lo abbiano capito.

 

 

 

 

 

 

 

 

Lavoro e Agricoltura

19 Aprile 2015 – Rossomori

 

 

Quattrocentocinquanta giovani in più in agricoltura. Vuol dire quattrocentocinquanta imprenditori che lavorano e danno lavoro.

 

In tempi di disperata ricerca di lavoro stiamo parlando di una importante fabbrica; stiamo dicendo che si sta creando reddito diffuso nei territori; stiamo dicendo che sta crescendo un nuovo ceto dirigente. Gente che ha per la testa un nuovo modello di sviluppo. Questa Giunta Regionale, per bocca del suo Presidente, va dicendo con convinzione che l'AGROALIMENTARE è la strategia centrale per lo sviluppo. Rossomori è del tutto convinto che questa strategia sia fondamentale per ricostruire speranze di futuro. E siamo convinti che l'Assessore Falchi stia facendo molto bene il suo dovere. Bisogna poi essere coerenti nella pratica di GOVERNO. Facciamo un esempio di dettaglio. Se si contrae un mutuo di settecento milioni di euro e alla Agricoltura si destinano solo dieci (diconsi dieci milioni) e almeno quattrocento si destinano a Lavori Pubblici, Rossomori nota una qualche incongruenza. In campagna e nelle aree rurali servono investimenti in acqua, viabilità, energia a servizio delle comunità e delle aziende. Serve la banda larga perché i giovani imprenditori agricoli siano connessi con il mondo e con i mercati. Buona la iniziativa de L'Unione Sarda . E quasi commovente la decisione di TCS di realizzare servizi sulle belle e buone imprese dell'AGROALIMENTARE in Sardegna. Perché in Sardegna ci sono tante belle e buone aziende che producono e fanno reddito. Anche queste cose sono segno dei tempi. Meno pianto e più speranza. Vedrete che cosa vi apparecchierà ZIU LAI.

 

 

 

 

 

 

 

Ancora Anas

20 APRILE 2015 – Rossomori

 

 

Bisognerà pure che qualcuno, oltre la magistratura, metta mano per capire il perché il primo tratto della nuova centoventicinque continua a franare. Lo pretende l’economia dell'Ogliastra e del Sarrabus.

 

Lo pretendono gli operatori turistici della costa e i turisti che si apprestano a venire ospiti in questi territori. E lo pretendono alcuni dirigenti sindacali e del Partito Comunista Italiano dell'Ogliastra che dagli anni settanta hanno iniziato a organizzare manifestazioni di protesta per avere collegamenti veloci con Cagliari e Nuoro. In verità l’idea che avevamo del collegamento verso Cagliari era del tutto diversa. Prevedeva una galleria sotto i Sette Fratelli. Si oppose la teoria dei tempi troppo lunghi per la realizzazione di questa soluzione. Si diceva che sarebbero serviti sette anni. A oggi la strada non è completata. Quel che doveva essere completato frana due volte all'anno. E gli ogliastrini e i sarrabesi devono riprendere il percorso sui monti per arrivare a Cagliari. Strada bellissima. Tra le più belle d'Italia. Ma per che la deve percorrere tutti i giorni per lavoro stancante e pericolosa. Perché nel frattempo la veccia strada è diventata terra di nessuno. Non si fanno manutenzioni e perfino la presenza delle forze dell'ordine è diventata sporadica. Ben per questo, oltre ogni altra nobile motivazione istituzionale e di sovranità, bisogna mettere mano al trasferimento delle strade ANAS della Sardegna nella competenza della Regione. Previo accordo sui fondi necessari per la messa in sicurezza e le necessarie manutenzioni. Soveranìa est indipendentzia.

 

 

 

 

 

 

Di nuovo Anas

21 aprile 2015 – Rossomori

 

 

Continua la visione dei disastri fatti da chi ha progettato, costruito e collaudato le strade ANAS della Sardegna.  Abbiamo già detto quel che pensiamo debba essere fatto dalla Regione in ordine alla questione generale e di sovranità per il futuro, raccogliendo pressoché unanimi consensi.

 

 Ora bisogna che si inizi a entrare nel dettaglio delle cose da dire e da fare nell'immediato. Prima cosa stabilire che qualsiasi intervento di ripristino e messa in sicurezza del sistema viario ANAS in Sardegna debba essere messo a carico della Stessa ANAS. Che in tal senso debba essere notificata una ferma determinazione al Governo. Seconda cosa deve essere aggiornato il piano della viabilità e trasporti secondo buone visioni di futuro e di robusta teoria di economia. Terza cosa devono scomparire le incongruenze nelle gestioni tra enti diversi che insistono sullo stesso territorio. Per essere chiari unificare le gestioni di ARST e CTM per la gestione della metropolitana di superficie. Rivedere il parco macchine e i bacini di traffico in rapporto alla domanda reale. Non è più sostenibile vedere transitare grandi autobus sempre vuoti o mezzo vuoti che creano sconcerto nell'opinione del cittadino pagatore. Garantire il diritto alla mobilità dei residenti delle aree rurali verso i servizi generali e specialistici, al minor costo e con il miglior confort. Insomma serve vedere il sistema delle infrastrutture e dei trasporti come una occasione per lo sviluppo ,non occasione per progettisti e appaltatori. E dire che la ferrovia è priorità di programma ha poco senso se non seguono scelte conseguenti di bilancio e di governo. Piccolo contributo per avviare libero dibattito tra le forze di maggioranza e tra la nostra gente.

 

 

 

 

 

 

 

 

Per memoria

21 APRILE 2015 – Segreteria Nazionale Rossomori

 

 

Trascinare il confronto politico nella maggioranza sul terreno della contrapposizione tra Soru e Pigliaru non è cosa utile alla coalizione di centrosinistra e sovranista. Rossomori lo va ripetendo dalla estate scorsa, cioè da circa un anno. E neppure pensare di portarla nella contrapposizione PD contro il resto della coalizione.

 

Questo giudizio politico sta differenziando la posizione di Rossomori  all'interno della coalizione, rispetto ad atteggiamenti di chi ritiene da molto tempo di doversi costituire in gruppo di difesa del Presidente della Giunta contro, eventuali, tentativi del Segretario del PD, di rovesciare il risultato delle elezioni e mandare il governo regionale per li campi. E' opinione di Rossomori, ben nota al Presidente della Giunta e al Segretario del PD, che non è in discussione la lealtà di Rossomori nei confronti del Presidente e non è in discussione la lealtà, sempre di Rossomori, alla coalizione. E, come notificato anche di recente dai vertici del partito, non ci pare che in quest'anno di Governo della Regione ci sia mai stato alcun atto diretto o indiretto che abbia potuto creare difficoltà sia alla maggioranza sia alla Giunta. Né per dichiarazioni avventate, nè per atti di differenziazione, né per eccessive pretese. Che anzi, con senso delle istituzioni e di responsabilità, Rossomori ha reso disponibilità di incarichi, che pure gli sarebbero spettati, al fine di consentire soluzione a tensioni che altri hanno regolarmente creato. Né può dirsi che Rossomori abbia criticato o, ancor meno, attaccato la Giunta o i singoli Assessori in sedi non proprie.

 

Ma poiché c'è qualcuno che ritiene che si possa stare nella coalizione senza vincoli di reciproca solidarietà e senza essere sottoposto alle decisioni e agli orientamenti della coalizione stessa abbiamo fatto quanto correttamente si fa in queste situazioni: abbiamo posto la esigenza di mettere a punto i comportamenti di tutti i soggetti della coalizione e della maggioranza, posto che tante iniziative singolarmente prese, e tante proposte portate alla decisione del Consiglio senza preventiva e dovuta condivisione hanno creato uno stato di obiettiva difficoltà, e un danno di immagine alla coalizione medesima. E queste posizioni sono state notificate sia al Presidente della Giunta, sia al Segretario del PD, sia ai Segretari dei partiti della coalizione.

 

Ora si tenta di dividere la coalizione tra i fedeli di Pigliaru e i fedeli di Soru. Rossomori ritiene che invece che attizzare contrapposizioni e seminare bombette mattutine serva molto creare un clima di reciproco rispetto e di costruttiva fiducia tra tutti i membri della coalizione. E, ancora, che la costituzione di gruppi di reciproca ostilità faccia distrarre dall'impegno di Governo e dalla soluzione dei problemi che questa coalizione si trova ad affrontare in condizione di estrema difficoltà. Pensando taluno che in questa maniera si possano acquisire posizioni aprioristicamente non discutibili e di contrapporre, al di fuori della corretta dialettica politica, il Partito di maggioranza relativa e il resto della coalizione.

 

D'altra parte bisogna pure prendere atto che la articolazione della coalizione, così vasta, pretende un ulteriore impegno perché le istanze di tutti trovino il luogo del confronto utile, piuttosto che il luogo delle recriminazioni e delle, talvolta, interessate amplificazioni.

 

In questo senso Rossomori giudica positivamente la ripresa dei rapporti tra i Partiti nel tavolo della coalizione e l'avvio di costruttivi rapporti tra il Presidente della Giunta e la rappresentanza istituzionale della Sardegna sia nel Parlamento Italiano che in quello Europeo.

 

 

 

 

 

 

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