Lussu e la lingua sarda
- Paolo Mureddu
- 4 gen 2017
- Tempo di lettura: 3 min

In questi giorni di Natale rimettendo ordine ad un vecchio archivio di ritagli di giornali ho scoperto una vecchia lettera di E. Lussu a G. Lilliu. La lettera tratta un argomento attualissimo : la lingua Sarda. (La data della lettera è del 21 giugno1970). La stessa lettera è stata pubblicata nella rivista “La citta” n. 3-4 del 1991. La ripropongo per evidenziare quanto siamo in ritardo su questo tema a livello di partiti ed istituzioni e quanto poco su questo argomento si è concretizzato ad oggi.
“ Caro Lilliu e illustre professore:
ho avuto troppo lavoro, a causa di una pubblicazione tuttora ritardata per l’influenza di questo inverno, ed ho trascurato la questione dell’insegnamento della lingua sarda nelle scuole elementari. E’ una fortuna che lei conosca già il problema e se ne sia occupato. A mio parere , e lei, come Preside delle Facoltà di Lettere, al centro di tutta la questione. Ed è attorno a lei, all’Università, con i professori più indicati e con altre persone di cultura che lei conosce già, di cui parecchi sono miei amici politici, che si dovrebbe riprendere l’organizzazione di tutto.
In materia di lingue io sono un dilettante, ma mi pare che innanzitutto bisognerebbe vedere se i grandi dialetti , il campidanese, il logudorese, il nuorese sono dialetti oppure lingue. Parlando con Unamuno a Madrid, mi accorsi che considerava il nuorese una lingua. Ma se così è, le altre lingue, con l’andar del tempo si fonderanno in una. E’ il gallurese che è una parlata sardo-corsa, potrà facilmente con l’unità principale. Quando sono a Cagliari , o ad Armungia, prendo sempre nota di espressioni delle parlate su accennate , e quando non le comprenda, mi accorgo che la differenza non è eccessiva. Ma possibile o no la fusione che io indico, in un primo tempo, per un certo periodo di anni, in ogni settore delle suddette lingue parlate, si insegna quella lingua. Il sassarese e il corrotto catalano di Alghero avrà insegnanti di sassarese e di catalano, in attesa che siano attratti dalle altre lingue, e in questa integrate. A Carloforte continuino parlare come vogliono. Si vedrà sul da farsi dopo. Io dico queste cose a lei, ma è lei che imposterà il problema come crede.
Quando dal suo centro universitario, col concorso degli estranei alla università di cui ho parlato, dovrebbe vedersi l’altro problema: quello dei futuri insegnanti elementari che dovranno insegnare ai ragazzi la lingua sarda. L’insegnamento della lingua sarda , presuppone evidentemente un corso superiore per i maestri elementari. Devono essere quindi sardi, o sardi nati in Sardegna che parlano il sardo imparato dalla madre sarda. E che lingua insegnano? Insegnano la lingua materna: nei Campidani il campidanese ; nel Nuorese , il nuorese, in Logudoro, il logudorese; nella Gallura , il gallurese e cosi via. Non entro nei dettagli, che vi sarebbero parecchie complicazioni che ora accantono. E questo insegnamento iniziale dovrà alla fine mirare a poter insegnare la lingua sarda, che deve essere la sintesi della fusione delle lingue minori. Cosi come dev’essere avvenuto in Irlanda, con quella che è oggi la lingua nazionale
Risolto anche questo problema, rimane il disegno di legge da presentare in Consiglio regionale. Siccome è probabile ottenere una grande maggioranza, una volta approvato passa al Parlamento nazionale. Queste considerazioni le scrivo in fretta e furia e non pretendono di essere una traccia di lavoro. Sono semplicemente delle riflessioni che io le comunico in confidenza.
Se lei non prende in mano la questione, non se ne farà nulla. La nazione sarda è fallita, ma il popolo sardo non può fallire. Ma si estingue anch’esso se perde la lingua. E la sta perdendo di già.
Con i codiali saluti
Emilio Lussu
Cagliari 21 giugno 1970
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