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Altroché facciamo lo Stato! A innantis? E  Boh?

  • Paolo Mureddu
  • 17 giu 2017
  • Tempo di lettura: 1 min


Ciò che è veramente nuovo- e nuovo non vuol dire né originale né esclusivo – nella situazione sarda è che una larga maggioranza della popolazione supporta con crescente difficoltà sia i partiti politici che le istituzioni esistenti. Otre il 72% degli elettori sardi ha votato contro il referendum voluto da Renzi e dal suo partito. Come a suo tempo aveva votato contro il finanziamento dei partiti e per l’acqua pubblica. Queste votazioni sono una contestazione proprio alla istituzione Regione. L’autonomia, cioè la libertà dei sardi di autogovernarsi, è ritenuta nella migliore delle ipotesi, meno identificabile di un UFO. Non dobbiamo noi sardi riprendere l’iniziativa organizzata in tutti i campi? Noi pensiamo all’autogoverno come riconquista di diritti collettivi e individuali espropriati dallo Stato, come affermazione della società civile in tutti i campi, come luogo in cui ogni comunità ed ogni singolo possono governare direttamente la cultura, l’economia e anche i rapporti internazionali. Pensiamo l’autogoverno come sfera di diritti e poteri che debbano essere esercitati dalla Comunità isolana mediante le forme più diffuse ed articolate di autogoverno popolare. Altro che nuova Legge urbanistica gestita dalla giunta; pensiamo l’autogoverno come terreno su cui può nascere la democrazia mediante la riduzione del potere delegato e la crescita dell’impegno politico diretto nella gestione della quota massima di potere di cui può appropriarsi ciascun cittadino. Insomma l’autogoverno non come espressione dello statalismo dei partiti italiani, ma come manifestazione della storica e legittima vocazione antistatale dei Sardi. Altroché facciamo lo Stato! A innantis! E Boh?


 
 
 
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