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Ridiventa straccio e il più povero ti sventoli!

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto

perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,e fui

sollevato, perché mi erano fastidiosi

poi vennero a prendere i comunisti e

non dissi niente perché non ero comunista

un giorno vennero a prendere me,

e non c'era rimasto nessuno a protestare. (Martin Niemölle)

Pare che l'uomo sia l'unico essere vivente ad avere la particolarità di guardarsi dentro. Questa nostra

capacità di introspezione vacilla non poco, visto il delirio di una buona parte della società contemporanea

che sembra avvitata in una spirale di rancore e di odio, verso altri esseri umani colpevoli solo di cercare migliori condizioni di vita.

“Non sono razzista, non sono né di destra né di sinistra, però non possiamo prendere tutti”, è la formula auto-assolutoria ripetuta spesso come un mantra per chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Così con

una inversione di valori, si persegue chi salva vite, la solidarietà diventa reato, e le guerre diventano

umanitarie.

Ogni tanto giova ricordare che una buona parte della popolazione del pianeta è coinvolta suo malgrado in

guerre feroci che devastano immensi territori. Si combatte con armi convenzionali, con armi chimiche, con

bombe più o meno intelligenti, sono aumentati gli stati che si sono dotati di armi nucleari.

Secondo i dati UNHCR (alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati) nel 2017 le persone costrette ad

abbandonare le proprie case sono state 65,6 milioni! Un dato impressionante che ci consegna la realtà di un

fenomeno come quello del flusso dei migranti che non può essere fermato, così come non può essere fermato il desiderio di vivere.

Milioni di persone sono in balìa di bande armate, di milizie che non rispondono a nessuno e di bande di

criminali spietati, tutti giovani che non hanno mai visto altro che guerre e violenze di ogni genere. Tutti sono dotati di moderne armi automatiche fornite da noi occidentali civili e democratici. Ecco un modo per

aiutarli a casa loro!

Da tutto questo caos da tutto questo orrore, le persone fuggono disperate e si ammassano alle frontiere. Mentre in una Europa in perenne campagna elettorale si consuma una ipocrisia senza limiti, in Libia, unico

corridoio di fuga possibile, centinaia di migliaia di persone sono costrette in campi-lager, dove stupri, violenze,

lavori forzati, uccisioni di massa, sono all'ordine del giorno. I capi tribù decidono chi può affrontare il viaggio della speranza. Le partenze sono contenute fino a quando i soldi della UE arrivano con una certa regolarità.

Qui sta l'ipocrisia della UE che con cinismo favorisce misure repressive di controllo delle frontiere, delegando stati che non sono certo impegnati a garantire i più elementari diritti delle persone. Non mi pare ci sia alcuna volontà di trattare la questione dei migranti affrontando le sue cause: guerre e povertà.

L'esodo in atto è un fenomeno strutturale che deve essere gestito per dare risposte alle necessità delle persone e organizzare vere e proprie campagne di informazione corretta nei territori ospitanti per ridurre

i conflitti e le speculazioni di talune forze politiche che alimentano le paure degli elettori.

Sta accadendo invece che importanti risorse (molti miliardi di euro) che dovevano essere destinate ad una gestione seria ed organizzata dei flussi, sono state colpevolmente re-indirizzate “nel fondo fiduciario per l'Africa” che finanzia principalmente la militarizzazione delle frontiere.

Intanto cresce il consenso per quei partiti che, se pur con accenti diversi, insinuano nei cittadini, sempre più poveri e frastornati dai media, la paura “dell'onda migratoria”, ai quali, con la promessa di miglioramenti economici e di una crescita della occupazione, si rifila in realtà una progressiva riduzione della democrazia e delle libertà civili.

Così hanno costruito un perfetto capro espiatorio su cui scaricare la rabbia di elettori-cittadini, in crisi di reddito e di autostima, una folla insofferente, disagiata, aggressiva, intimorita da un futuro che credono minacciato dai migranti. Si combatte un’altra guerra, anche questa senza limiti, attraverso l'economia e la finanza, sono aggrediti i diritti dei lavoratori e delle donne e sono peggiorati i livelli di vita, le garanzie, i diritti dei ceti più popolari e per la prima volta dal dopoguerra anche quelle dei ceti medi, mentre sono ancora più marginalizzati gli strati più deboli delle popolazioni.

Allo stesso tempo registriamo inermi la più forte concentrazione della ricchezza nelle mani di pochissime persone. Secondo il rapporto oxfam 2017 otto uomini possiedono la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone, mentre l'1 % della popolazione mondiale possiede quanto il restante 99%. Stiamo assistendo ad una variante della lotta di classe, mossa dai potentati economici contro le classi più deboli, con una manovra premeditata per vanificare le conquiste del secolo scorso.

Certo viviamo in una società ancora libera e aperta, se paragonata ad altre parti del mondo, ma si può chiamare ancora democrazia? Oppure siamo in tempi di post-democrazie? Una cosa è certa: la concentrazione della ricchezza genera concentrazione del potere che a sua volta si traduce in una legislazione che cura gli interessi di ricchi e potenti, che di conseguenza alimenta ulteriormente la concentrazione della ricchezza.

I risultati delle elezioni degli ultimi anni ci consegnano un mondo già cambiato, il successo di Trump, Orban,

Erdogan ,Putin, Salvini e Kurz, che in Austria annuncia un accordo anti migranti con i paesi del visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca) non solo rinvigoriscono gli egoismi nazionali, ma hanno alimentato a dismisura la supposta necessità dell' uomo forte al comando che decide rapidamente senza i vincoli e le lentezze proprie delle democrazie.

Le sinistre (non solo quelle italiane) appaiono incapaci di reagire alle sconfitte, disorientate, chiuse in se stesse bloccate da dinamiche interne incomprensibili. Sconcerta che, invece di provare a ricostruire un rapporto con la società, si emargina, si autoesclude, quasi si nasconde, quando, ora più che mai, è necessario rilanciare e farsi interprete degli ideali e dei valori comuni di un “blocco sociale” che è privo di una adeguata rappresentanza politica.

Possiamo contrastare in questi tempi di post-democratici questa pericolosa deriva? Da dove ricominciare?

Scriveva Pasolini, parlando alla bandiera rossa: “ridiventa straccio e che il più povero ti sventoli!”


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