Il prestigiatore
- Marco Pau
- 3 dic 2016
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Ci vuole una notevole disinvoltura per presentare ai sardi come un grande risultato una variazione al bilancio di previsione pari a 305 milioni di euro. Dire poi che questi sono gli effetti benefici dell'accordo sulla vertenza entrate, mi sembra veramente troppo. A parte che una variazione di questa portata, ci dice quanto fosse sballato il bilancio di previsione da lui medesimo presentato.
Proviamo a fare il punto sul tema entrate: sono passati più di due anni da quando il Presidente della Regione e l'Assessore alla Programmazione firmarono il patto di luglio 2014, annunciato come risolutivo della vertenza entrate.
Partirono a Roma per adeguare il patto di stabilità ai più favorevoli limiti di spesa conseguenti al nuovo regime finanziario basato sul novellato art. 8 dello statuto, forti di una favorevole sentenza della corte costituzionale.
Presidente e Assessore tornarono avendo chiuso un patto i cui contenuti erano sconosciuti a tutti! Mai discussi con la coalizione, con la maggioranza e meno che mai con il Consiglio regionale.
La Regione usciva dal patto di stabilità per entrare nella nuova frontiera del bilancio armonizzato, a partire dal 2015, senza fasi transitorie e senza alcuna riserva. Unici in Italia ad adottare le nuove regole contabili, rifiutate da tutte le altre Regioni e che perfino lo stato intende adottare (forse) dal 2018.
Non paghi di questo risultato s'impegnarono a rinunciare a tutti i ricorsi avviati in tema di finanza e agli effetti positivi di pronunce di accoglimento dei ricorsi da parte della corte costituzionale.
Si trattava in particolare dei ricorsi contro gli accantonamenti (le entrate tributarie della Regione che lo Stato trattiene quale contributo all'abbattimento del debito italiano) che comportano minori entrate di circa 700 milioni di euro l'anno!
A patto chiuso nonostante le molte proteste non fu più possibile tornare indietro perché lo Stato recepì gli accordi in una legge nazionale.
Gli effetti sono noti: per chiudere il bilancio 2015 si dovette prevedere la contrazione di un mutuo di 700 milioni di euro perché le entrate della Regione erano insufficienti. Fino ad oggi tutta la vicenda è rimasta sottotraccia, con continue dichiarazioni sui vantaggi e sulle molte risorse che il patto di luglio avrebbe portato in Sardegna.tutte dichiarazioni smentite dai fatti, la Regione dopo molti anni si è dovuta di nuovo indebitare e non riesce ad affrontare le molte emergenze, prima fra tutte la povertà, quella vera, quella che genera esclusione sociale, quella che deve farci vergognare tutti.
Intanto i sindaci manifestano in città denunciando la drammatica situazione della finanza locale e ora che hanno toccato con mano cosa significhi entrare in un sistema contabile di bilancio armonizzato, rimpiangono il patto di stabilità contro cui hanno lottato per anni.
Chiedono aiuto alla Regione (Presidente colpevolmente assente) solo che la Regione non è in grado di aiutare neanche se stessa, complice il ritiro dei ricorsi non ha più strumenti per contrastare lo strapotere dello Stato. Si possono istituire mille Agenzie delle entrate, se le risorse finanziarie non cambiano, se non si riapre la vertenza entrate compreso quanto previsto all'art.13 dello Statuto non basteranno i più giochi di prestigio e le acrobazie varie per fermare il disastro.
L'autonomia passa per l'indipendenza finanziaria e noi (loro) ci hanno rinunciato consegnando la Sardegna nelle mani dello Stato, confidando esclusivamente sulla benevolenza del governo/partito amico. Un NO domani significa opporsi al nuovo centralismo ai nuovi capi, ai nuovi padroni.
Marco Pau - Segretario Rossomori